Procida Capitale Italiana della Cultura: Due Figure di rilievo Giuseppe Imbò e Antonio Parascandola

 

Antonio Parascandola

Giuseppe Imbò


I libri più importanti sulla storia di Procida sono stati scritti alla fine dell'ottocento poi per mezzo secolo il grande silenzio e la grande oscurità. In tale buio due luci due grandi nomi Giuseppe Imbò e Antonio Parascandola docenti universitari e ricercatori scientifici che  con i loro studi e le loro ricerche hanno tenuto alto il nome di Procida a livello culturale. Due figure che andrebbero rivisitate e fatte conoscere ai cittadini italiani.

Se oggi Procida ha meritato il titolo di Capitale della Cultura  lo si deve anche a loro, al loro impegno strenuo  di formazione degli studenti universitari e ai risultati scientifici raggiunti grazie alla loro forte passione per la ricerca.



Giuseppe Imbò (1899-1980) geofisico, sismologo, fu prima assistente di Alessandro Malladra all’Osservatorio Vesuviano, poi, dal 1929, direttore dell’Osservatorio di Catania. Presidente dell'Associazione geofisica italiana, venne nominato direttore dell’OV nel 1935. L’anno successivo ottenne inoltre la cattedra di Fisica Terrestre dell’Università di Napoli. Imbò diede inizio a un vasto programma di lavori di riammodernamento della struttura dell’OV, che prevedeva la sostituzione di alcune strumentazioni soprattutto sismiche con altre più idonee. Tale programma tardò a realizzarsi a causa dell’avvento della seconda guerra mondiale; non vennero tuttavia mai sospese le osservazioni meteorologiche, vulcanologiche e sismiche, anche quando l’Osservatorio vesuviano fu requisito dalle truppe alleate. In queste circostanze avvenne l’eruzione del 1944, che Imbò studiò approfonditamente, nonostante i pochi mezzi a sua disposizione.
Il programma di riammodernamento fu ripreso al termine della guerra, e con Imbò iniziò una stretta collaborazione dell’OV con l’Istituto Nazionale di Geofisica, e con ricercatori giapponesi. Gli studi di Imbò riguardarono soprattutto la vulcanologia fisica e la sorveglianza geofisica dei vulcani.

Tra i suoi scritti ricordiamo: Appunti delle lezioni di vulcanologia ORUN, Fenomeno bradisismo flegreo e sue conseguenze, Indagine sulla radioattività naturale, Lave vesuviane, Il Vesuvio e la sua storia Edizioni scientifiche Italiane.



Antonio Parascandola, nel 1928 si laureò in Chimica e nel 1929 conseguì una laurea in Farmacia, entrambe presso l'Università di Napoli. L'anno successivo si abilitò alla professione di farmacista. Tuttavia non seguì le orme paterne, preferendo seguire la passione per la mineralogia e la vulcanologia che lo portò a pubblicare diversi articoli scientifici, i quali gli valsero, già nel 1931, la nomina di assistente incaricato presso l'Istituto di Geologia e Mineralogia Agraria del Real Istituto Superiore Agrario di Portici. In seguito alla sua produzione scientifica, nel 1936 conseguì la libera docenza in vulcanologia e nel 1937 in geologia fisica.

Professore incaricato di Mineralogia e Geologia nel corso di laurea in Ingegneria si interessò alle eruzioni del Vesuvio e in particolare raccontò da testimone diretto l'ultima eruzione del Vesuvio del 1944, approfondendo scientificamente i processi di segregazione della tenorite e della cotunnite. Negli anni successivi si dedicò alle ricerche di mineralogia e petrografia nelle aree vesuviana e flegrea con riferimento all'attività della solfatara e del bradisismo, che fu oggetto della sua ultima pubblicazione nel 1972.

Collaborò all'aggiornamento della carta geologica d'Italia e alla redazione della voce "Terra" per l'Enciclopedia Treccani, lasciando infine una produzione scientifica rappresentata da circa 60 lavori pubblicati, riguardanti in massima parte il Vesuvio e i Campi Flegrei.

Nel 1990 fu costituito presso il Dipartimento di Agraria dell'Università Federico II il Museo di Mineralogia a lui intestato. In suo onore è stata denominata la parascandolaite, minerale scoperto nel 2013 tra i materiali prodotti dall'eruzione del Vesuvio del 1944.

Tra le sue pubblicazioni Il Vesuvio e le sue eruzioni L'eruzione vesuviana del marzo 1944, Napoli, Genovese, 1945, Il Monte Nuovo e il lago Lucrino, Napoli, Genovese, 1946, I fenomeni bradisismici del Serapeo di Pozzuoli, Napoli, Stab. tip. G. Genovese, 1947.

 


Commenti

Post popolari in questo blog

"Il Lago" di Alphonse de Lamartine

La RAI TRASMISE NEL 1961 lo sceneggiato GRAZIELLA dal romanzo di Lamartine

Procida: via Principe Umberto