PROCIDA uomini e donne di cultura : Don Vincenzo di Liello, un avventuriero dello spirito

 

Don Vincenzo Di Liello   con ragazzi della sua comunità


Chissa cosa avrebbe detto oggi don Vincenzo Di Liello alla notizia di Procida Capitale della cultura? Acuto ed attento osservatore dei fenomeni sociali ed ecclesiali avrebbe certamente dato, con la sagacia che lo caratterizzava, una valutazione illuminata e illuminanate per tutti noi.
Fra i sacerdoti che hanno svolto il loro ministero sull'isola di Procida, don Vincenzo di Liello è stato certamente un uomo spiritualmente significativo e ricco di risorse umane e filosofiche.
In tutta la sua esistenza non è venuto mai meno a quella chiamata che gli chiedeva di donare a Dio la sua vita per aiutare gli uomini, tutti gli uomini che avrebbe incontrato sulla sua strada, a comprendere la portata spirituale e sociale del messaggio evangelico.

Convinto dell'amore di Dio, pur nelle prove della vita, sapeva farsi umile e piccolo di fronte ad ogni essere umano che si avvicinava a lui per  chiedere perdono dei propri peccati o per essere aiutato nel cammino della fede. 

Ti aiutava a rialzarti  partecipando con dolore al tuo dolore. Non c'era mai giudizio in lui, ma la consapevolezza che quel rapporto  era un momento di grazia per entrambi. 

Lo ricordo ancora in classe alle superiori come professore di religione. Non imponeva,  non clericalizzava, non cercava proseliti ma puntava con semplicità al rapporto con ciascuno di noi, rispettoso e amico anche di chi si mostrava di convinzioni non religiose. 

Gli chiesi un giorno di poter visitare la biblioteca scolastica che lui curava. Mi mise a disposizione  tutto il patrimonio che era lì rinchiuso, felice di poter  offrire a qualcuno quell'immensa ricchezza  che la scuola possedeva, Si fidò talmente di me da darmi la chiave, affinché potessi leggere tutto quello che avrei desiderato.

Ma la qualità più grande  era la sua capacità di guardare  ciascuno di noi studenti e ogni membro della comunità con l'amore con cui Dio ci guardava.  

Parlava bene di tutti o faceva silenzio, e se qualche volte di fronte ad un evidente fatto negativo era costretto a dire il suo pensiero, cercava le attenuanti fisiche o psicologiche per chi aveva commesso l'errore.

Con lui non avevi paura di mostrarti con i tuoi limiti e le tue miserie, ti incoraggiava e ti rimetteva in piedi, partecipandoti  con equilibrio e sapienza anche i suoi limiti e la sua miseria,

Mi volle accanto a lui, insieme ad altri, in due momenti culturali importanti che volle realizzare in parrocchia: Una settimana  sul rapporto "Vangelo e vita" e un grande convegno su sant'Alfonso.

In questo aveva colto che senza il Vangelo vissuto la Chiesa era priva di vita e pur non trovando sempre aiuto e collaborazione nei membri della comunità, nella sua solitudine che aveva caratterizzato gli ultimi anni anche per motivi di salute, non disdegnava di essere misericordioso e capace di attendere.

Più volte mi aveva manifestato apertura e approvazione per esperienze nuove e inesplorate nella chiesa, e pur non avendo tolto l'abito talare nero  fu un grande estimatore del Concilio Vaticano II. Nel rispetto di tutti chiedeva anche rispetto per le sue scelte.

Dietro una compostezza esemplare  e trattenuta, si celava l'anima ardente di un avventuriero dello spirito nelle vette e negli abissi della sua vita

L'ultima volta che sono stato con lui  poco prima che morisse, veniva da un intervento chirurgico non perfettamente riuscito che lo torturava ancora; volle confidarmi alcune sue difficoltà nella vita ecclesiale ed anche il suo indomito desiderio di far qualcosa per i giovani.  

Soffriva e nonostante la sofferenza aveva ancora la capacita di sognare. 

Grande appassionato della filosofia e della Summa Teologica di San Tommaso mi disse: "Pasquale, appena mi riprendo dobbiamo creare un gruppo culturale  di filosofia. Qui a Procida  è mancato il pensiero filosofico nella formazione giovanile  e  se ne sente la mancanza."

Sono passati 30 anni dalla sua partenza, ma  lo sentiamo ancora accanto a noi, con quella frase che più volte amava rivolger:ci "Andiamo avanti, non ci scoraggiamo, il Signore è accanto a noi."   

Pasquale Lubrano Lavadera

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