PROCIDA uomini e donne di cultura : Don Vincenzo di Liello, un avventuriero dello spirito
Don Vincenzo Di Liello con ragazzi della sua comunità |
Lo ricordo ancora in classe alle superiori come professore di religione. Non imponeva, non clericalizzava, non cercava proseliti ma puntava con semplicità al rapporto con ciascuno di noi, rispettoso e amico anche di chi si mostrava di convinzioni non religiose.
Gli chiesi un giorno di poter visitare la biblioteca scolastica che lui curava. Mi mise a disposizione tutto il patrimonio che era lì rinchiuso, felice di poter offrire a qualcuno quell'immensa ricchezza che la scuola possedeva, Si fidò talmente di me da darmi la chiave, affinché potessi leggere tutto quello che avrei desiderato.
Ma la qualità più grande era la sua capacità di guardare ciascuno di noi studenti e ogni membro della comunità con l'amore con cui Dio ci guardava.
Parlava bene di tutti o faceva silenzio, e se qualche volte di fronte ad un evidente fatto negativo era costretto a dire il suo pensiero, cercava le attenuanti fisiche o psicologiche per chi aveva commesso l'errore.
Con lui non avevi paura di mostrarti con i tuoi limiti e le tue miserie, ti incoraggiava e ti rimetteva in piedi, partecipandoti con equilibrio e sapienza anche i suoi limiti e la sua miseria,
Mi volle accanto a lui, insieme ad altri, in due momenti culturali importanti che volle realizzare in parrocchia: Una settimana sul rapporto "Vangelo e vita" e un grande convegno su sant'Alfonso.
In questo aveva colto che senza il Vangelo vissuto la Chiesa era priva di vita e pur non trovando sempre aiuto e collaborazione nei membri della comunità, nella sua solitudine che aveva caratterizzato gli ultimi anni anche per motivi di salute, non disdegnava di essere misericordioso e capace di attendere.
Più volte mi aveva manifestato apertura e approvazione per esperienze nuove e inesplorate nella chiesa, e pur non avendo tolto l'abito talare nero fu un grande estimatore del Concilio Vaticano II. Nel rispetto di tutti chiedeva anche rispetto per le sue scelte.
Dietro una compostezza esemplare e trattenuta, si celava l'anima ardente di un avventuriero dello spirito nelle vette e negli abissi della sua vita
L'ultima volta che sono stato con lui poco prima che morisse, veniva da un intervento chirurgico non perfettamente riuscito che lo torturava ancora; volle confidarmi alcune sue difficoltà nella vita ecclesiale ed anche il suo indomito desiderio di far qualcosa per i giovani.
Soffriva e nonostante la sofferenza aveva ancora la capacita di sognare.
Grande appassionato della filosofia e della Summa Teologica di San Tommaso mi disse: "Pasquale, appena mi riprendo dobbiamo creare un gruppo culturale di filosofia. Qui a Procida è mancato il pensiero filosofico nella formazione giovanile e se ne sente la mancanza."
Sono passati 30 anni dalla sua partenza, ma lo sentiamo ancora accanto a noi, con quella frase che più volte amava rivolger:ci "Andiamo avanti, non ci scoraggiamo, il Signore è accanto a noi."
Pasquale Lubrano Lavadera
Commenti
Posta un commento