PROCIDA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA La fiera del Libro negli anni 50 combatté la povertà culturale dell'isola
Nel dopoguerra la realtà
culturale di Procida era tenuta in piedi essenzialmente dall'Istituto Nautico
al quale accedevano solo quei ragazzi che superavano l'ammissione alla scuola
media. E non erano molti. La maggior parte degli alunni, dopo la quinta elementare,
si avviavano alla scuola professionale per potersi imbarcare sulle navi come
motoristi.
Non esisteva una libreria sull'isola e solo qualche docente procidano, molto pochi per la verità, leggeva. Don Michele Ambrosino, giovane prete, dopo alcuni anni passati all'Istituto Genovesi a Napoli venne inviato come parroco nella Chiesa di San Giuseppe alla Chiaiolella e come insegnante di religione alle Scuole Medie.
Erano gli anni 50 e
Procida si avviava lentamente al turismo proprio alla Chiaiolella con la
nascita del Lido di Procida.
Frequentata soprattutto
da napoletani, e in incognita da francesi che venivano a visitare l'isola
descritta dal poeta Lamartine nel romanzo Graziella, Procida si reggeva
economicamente sul mare, sulla pesca e sulla coltivazione agricola, e sembrava
non interessata al turismo.
La povertà culturale era
enorme per cui Don Michele Ambrosino sentì fortemente che
doveva aiutare l'isola a uscire da quella povertà che me minava lo
sviluppo umano e sociale.
Conobbe fra quei primi
turisti due giornalisti napoletani Angelo Cavallo e Mario Stefanile e chiese
loro un aiuto per tentare qualche espediente nuovo dal punto di vista
culturale.
In quegli anni le suore
Paoline venivano con la loro cinquecento carica di libri a Procida,
sempre alla Chiaiolella o nella chiesa di sant'Antonio. Ma dopo la
mostra di libri del 1958, per difficoltà sopraggiunte, comunicarono
a don Michele che avrebbero interrotto la loro venuta sull'isola.
Fu allora che don Michele, con l'aiuto di Angelo Cavallo e Mario Stefanile, diede vita nel 1959 ad una prima esposizione di libri vari e toccò a Mario Stefanile inaugurarla.
Elsa Morante, nome
pressoché sconosciuto agli isolani, aveva vinto nel 1957 lo Strega
con L'isola di Arturo, un libro ispirato a Procida, ma solo tre procidani
possedevano quel libro il Prof. Arcangelo Esposito, don
Michele Ambrosino e il Dottor Vittorio Parascandola e neanche gli studenti del
Nautico mostravano interesse per la lettura e ne conoscevano l'esistenza.
Don Michele allora intuì che doveva rivolgersi alle nuove generazioni, per cui ideò e diede vita nel 1960 ad un circolo culturale per giovani di tutta l'isola proprio alla Chiaiolella, nella sala Pio XII, dopo aver creato il gruppo di Azione Cattolica "Egidio Bullesi".
Quel circolo culturale
gli darà un grande aiuto nel portare avanti la Fiera del Libro fino al 1968.
Tenace e
ostinato nel promuovere la cultura Don Michele Ambrosino sentì che
doveva abbattere quei muri che separavano parrocchia da parrocchia, per cui il
circolo era aperto a tutti i giovani isolani e con loro, ogni anno,
si preparavano grandi striscioni di tela che venivano posti in
alcuni punti strategici dell'isola per
richiamare l'attenzione dei procidani e invitarli a visitare la
Fiera che si svolgeva solitamente in agosto.
L'inaugurazione era sempre solenne con la presenza di no
mi importanti della cultura italiana, e scrittori, filosofi, teologi fra i più acclamati passavano di anno in anno nella Fiera del Libro di Procida per donare la loro esperienza e favorire la crescita culturale dell'isola.
Dopo alcuni anni nacque
la "Penna d'argento" per quei giovani procidani che si aprivano al
mondo dell'arte, della scrittura e del giornalismo.
Nascevano, infatti, in
quella fucina di cultura e di vita, artisti, scrittori e professionisti che
avrebbero arricchito l'isola con i loro
talenti. Ricordiamo tra i primi scrittori procidani, Vittorio
Parascandola, chi scrive, Pasquale Lubrano Lavadera, Giacomo Retaggio,
Francesca Borgogna, Lucilla Actilio, tra i primi giornalisti Domenico
Ambrosino, tra le figure professionali, il professor Antonio Lubrano, la
cardiologa Letizia Spinelli lo pneumologo Raimondo Scotto d'Abusco. Nello
stesso tempo in tanti giovani, tra i quali Vincenzo Esposito futuro
Sindaco, si affacciò la passione per la politica e intorno al
Professore Antonio Ambrosino, stretto collaboratore di Don Michele, si costituì
anche un gruppo politico e nasceva il circolo ACLI.
Possiamo dire senza alcun dubbio che la Fiera del libro fu in quegli anni il
volano della cultura sociale, politica e artistico-letteraria di Procida. Le prime mostre di pittura, infatti, si realizzavano proprio durante la Fiera del libro
Senza
quell'esperienza forse oggi Procida sarebbe stata molto più povera
culturalmente e non avrebbe meritato il titolo di Capitale italiana della
Cultura. Bene ha fatto l'Amministrazione a intitolare la Biblioteca Comunale a
Don Michele Ambrosino che tra l'altro ci ha donato molti libri di cui
certamente il più importante resta Anche morire è vivere con la
prefazione di Mario Pomilio.
Pasquale Lubrano Lavadera
Commenti
Posta un commento